L'ispirazione...

UNO SPAZIO CHE CI PERMETTA DI RIMANERE CENTRATI, UN GIARDINO CHE POSSIAMO PROGETTARE COME CI PARE, CIASCUNO IL SUO. Qualcuno metterà solo piante grasse, che richiedono poca cura, altri orchidee che invece richiedono un’annaffiatura giornaliera, qualcun altro piante aromatiche per perdersi nei profumi o fiori di campo, per esaltarsi con i colori. Uno spazio non sempre identico a se stesso, che cambia a seconda delle stagioni, che ci obbliga a progettare, a futurizzare cosa vorremmo “poi”, a curare noi stessi, a non prendere la vita così come viene.
(U. Telfener
http://blog.iodonna.it/umberta-telfener/2013/10/07/coltivare-il-proprio-giardino)

martedì 29 ottobre 2013

L'amore al cancello

Questa metafora del giardino mi piace tanto! Che sia una versione moderna del comune "orticello"? "Coltiva il tuo orticello!" diceva la nonna. Mi incoraggiava così ad aver cura dei miei spazi, a rendili profittevoli. Forse la differenza tra orto e giardino esiste proprio nel fine per cui si coltivano: l'orto produce beni di sostentamento diretto, così è una forma di arricchimento materiale. Il giardino invece dà più l'idea dello spazio in cui si coltivano le proprie passioni e si lasciano crescere i propri pensieri. A differenza dei frutti dell'orto di mia nonna, quelli del mio giardino non è detto che portino un tintinnio nel salvadanaio. 
Spesso ritagliare del tempo per noi può risultare oneroso, soprattutto in termine di scelte, di tempo e di relazioni. "Con tutto lo spazio che lasciamo a lavoro e famiglia, un po' di sano egoismo non farà poi male?"; interrogazione/giustificazione che concima in bassa stagione il nostro giardino, quando gli agenti esterni (famiglia, colleghi o chi altro) ostacolano la gemmazione. Forniamo una spiegazione affinché il nostro spazio personale sia accettato e le rinunce che porta con sé condivise. 
Creare uno spazio che è solo nostro lascia  al cancelletto mogli/mariti, fidanzati/fidanzate, genitori, figli che aspettano il nostro ritorno. Dal nostro giardino arriviamo a casa più ricchi di nuovo ossigeno che riceviamo dalle piante che stiamo curando e crescendo e possiamo poi riversarlo su chi ci aspetta al cancelletto. Forse è questo che permette agli altri di accettare le nostre assenze: l'avere nuova e più linfa da mettere in circolo nei nostri rami di relazioni con gli altri.

Quasi mai ci sono problemi se coltiviamo uno sport, un hobby a cui dedichiamo dei minuti della nostra giornata. La percezione che gli altri hanno del tempo dedicato a noi stessi cambia invece quando parliamo anche solo di serate, weekend o brevi vacanze, insomma quando tocchiamo spazi che sono comunemente sistematicamente condivisi. Risulta ancora più strano poi se il nostro giardino è fatto di tempo "in solitudine", come la lettura di un libro, o la proiezione di un film, la vista del mare e dell'orizzonte stando soli...
Coltivare il proprio giardino richiede e, se non lo si ha già, forse aiuta a sviluppare, capacità d'amare perché solo se teniamo a qualcuno desideriamo che il tempo insieme di cui lo priviamo non sia vissuto come un allontanamento o una scelta di non condivisione, ma sia sentito come fonte di rigenerazione con cui nutriamo anche il nostro rapporto.

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